In Una vita scapricciata si racconta per la prima volta con voce squillante e autentica (pare quasi di sentire la sua inconfondibile erre moscia) e con l’ironia che la contraddistingue. A formarle il carattere è Napoli, la città in cui tutto avviene in strada, dove ci si incontra, si grida, si ride, si mangia, si rappezzano i dolori. Ed è Napoli con i suoi protagonisti ad aver tenuto banco nel corso della presentazione, a largo Barbuti, per il secondo giorno di Salerno Letteratura. Dall’amica Marina Confalone con cui affrontò i primi provini a Cinecittà (con tanto di molestie “d’uso” a cui seppe reagire con personalità) al grandissimo Eduardo Di Filippo, Marisa Laurito ha ripercorso i momenti salienti della sua carriera e anche quelli più divertenti, dagli episodi vissuti da squattrinata a Roma a un irresistibile déjeuner a casa Agnelli. Ci sono poi tutti, nessuno escluso, i compagni di quella geniale avventura corale che si sviluppò attorno a Renzo Arbore, che «ha spalancato una porticina nel mio cervello» e «mi ha insegnato a lanciarmi nel meraviglioso cielo dell’improvvisazione». Un sodalizio importantissimo, come quello con il migliore amico Luciano De Crescenzo, con cui Marisa parla ancora oggi all’ombra del Vesuvio. Non un libro, ma un audiolibro, pieno di voci che entrano in scena a raccontare una, dieci, cento vite. «Non so a che vita siamo – dice ridendo – Anche perché essendo campionessa di autostop ne ho vissute tante». Con il sorriso che la accompagna e che regala gioia, ricorda di quando riusciva a trasferire in auto cani, mobili, insomma, tutto il possibile che potesse essere trasferito. Negli anni d’oro di gioia in cui si condividevano ansie e provini con Sergio Castellitto, Eleonora Giorgi, Roberto Benigni e l’inseparabile amica Marina Confalone. «Una volta Marina comprò una gallinella e un cane terrier che si chiamava Salvatore che si attaccava alla giacca di chiunque entrasse. Un giorno entrò il proprietario dell’appartamento e disse: ma pensate che è una campagna a posto di una casa? Fortunatamente bussò alla porta Modugno. Il padrone di casa era un suo fan. Finimmo tutti a cantare sul divano».