James Joyce ha creato un intero vocabolario partendo da parole alla portata di tutti e ha inventato l’inedita tecnica del flusso di coscienza, inevitabilmente influenzato dal padre della psicanalisi, Sigmund Freud. Frasca ha poi ricordato la capacità di Joyce del «salto in altro», cha lo scrittore irlandese ha declinato dalla disciplina sportiva del «salto in alto».
Da Joyce, il collegamento è andato verso scienziati della portata di Schroedinger, Bohr, Heisenberg ed Einstein, che «hanno fatto in fisica quello che Joyce ha fatto in letteratura», ha detto l’ospite dell’incontro. Altro nesso tra la fisica e la letteratura è poi presente in Samuel Beckett, appassionato di quantistica. Frasca ha ricordato a proposito dell’operato degli scienziati il termine «caosmos», coniato dallo stesso Joyce, che si traduce come «caos ordinato».
Oltre a secolo scorso, i due interlocutori hanno avuto anche l’occasione di parlare della scienza del presente, soffermandosi sull’intelligenza artificiale -o «artigianale» secondo Terrinoni-, e sul linguaggio utilizzato oggi. «Il cinema ha ancora il coraggio di far sentire la parola viva, la letteratura non ha il coraggio di far sentire la parola viva. La lingua che oggi utilizza la letteratura italiana è una lingua che non sta né in cielo né in terra» ha detto Gabriele Frasca.
Giovanni Lo Schiavo, Liceo classico Tasso Salerno IVD