Il Salerno Letteratura Festival ha dimostrato la vastità dei suoi orizzonti dedicando la giornata del 23 giugno a due incontri con il celebre cineasta francese Luc Dardenne. Durante la mattina, al cinema teatro San Demetrio, vi è stato un incontro -realizzato in collaborazione con il Giffoni Film Festival- con il regista ed è stato proiettato il film Tori e Lokita (diretto da Luc e Jean-Pierre Dardenne nel 2022). Terminato il film, i giovani della Summer School del Festival e della community di Giffoni hanno discusso con Dardenne, con il direttore creativo di Giffoni Luca Apolito e con Stefania Ricciardi, curatrice editoriale di Addosso alle immagini, romanzo di Luc Dardenne.

Alle 20.30, invece, è stata la volta del Duomo che ha accolto l’ospite d’oltralpe, nuovamente insieme a Stefania Ricciardi. A seguirli è stato Gennaro Carillo, co-direttore artistico di Salerno Letteratura Festival insieme a Paolo Di Paolo. Il conduttore dell’evento ha definito il libro di Luc Dardenne un «diario», che si discosta dai classici libri di cineasti. Ha poi paragonato la mano dei fratelli Dardenne a quella di Michelangelo: sono infatti tutte legate dall’atto del levare, così da rendere la loro creazione leggera, spoglia ma limpida.

Il microfono è poi passato a Luc Dardenne, tradotto in simultanea da Stefania Ricciardi, che ha descritto la sua carriera partendo da La Promesse, il primo film in cui lui e il fratello hanno compreso qual è il loro vero modo di dirigere e filmare. Si è poi parlato dei suoi punti di riferimento, ad esempio il Giappone, così come l’Italia che, con la letteratura di Elsa Morante e il cinema di Vittorio De Sica, ha ispirato i due fratelli.

Luc Dardenne ha poi ricordato diversi aneddoti sulle persone e i luoghi comparsi nelle sue pellicole. Ha raccontato di quando fu costretto a «disiconizzare» Marion Cottilard, una donna normalmente dotata di una bellezza che seduce, ma che doveva trasmettere drammaticità nel film di Dardenne. Dardenne, in quanto alle location, ha detto che «les corps font la ville» (i corpi fanno la città), e ha detto che nei suoi film gli ambienti sembrano chiamare lui e gli stessi personaggi. Lo scopo dei fratelli Dardenne, come ha detto Gennaro Carillo, è quello di raccontare «tranches de vie», ovvero «spezzoni di via».

La conclusione dell’incontro ha visto una riflessione di Gennaro Carillo, che ha definito Luc Dardenne, insieme al fratello Jean-Pierre, un grande classico: ecco perché il suo incontro è stato incluso all’interno della sezione Classica.

Giovanni Lo Schiavo – IVD Liceo classico Tasso Salerno