Tra le tele dipinte nella pinacoteca provinciale, il 22 giugno, si è discusso di don Lorenzo Milani, presbitero, scrittore ed educatore morto nel 1967. L’incontro, guidato dalla professoressa Ester Cafarelli, ha avuto come ospite Adolfo Scotto di Luzio, professore di Storia della pedagogia presso l’Università degli Studi di Bergamo e autore de L’equivoco don Milani, edito da Einaudi.

L’incontro si è aperto con una domanda da parte di Ester Cafarelli che, vista la presenza di un pubblico misto formato sia da adulti sia da giovani -meno esperti sulla figura di don Milani-, ha chiesto all’ospite di introdurre il personaggio, così da informare tutti i presenti su una personalità complessa che unisce sia il mondo dell’educazione laica che ecclesiastica.

Adolfo Scotto di Luzio ha esordito difendendo don Milani, dicendo che «don Milani non è un don Matteo». Però negli ultimi anni è migliorata l’opinione generale su questa complessa figura, basti pensare agli omaggi fatti sia da Papa Francesco negli anni precedenti sia dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che quest’anno si è recato presso la sua tomba (a Barliana) in onore dei cent’anni della sua morte. Parlando della scrittura del personaggio invece, l’ospite ha detto che le opere (tra cui Lettere a una professoressa e Esperienze pastorali) del presbitero fanno ancora parte di una «letteratura di minoranza».

Si è poi parlato dell’equivoco don Milani, proprio riguardante l’opera Lettera a una professoressa, definita «un’arma implacabile, un libro dirompente perché scritto in maniera dirompente, scritto in maniera semplice ma senza essere banale». È stato proprio l’equivoco a suscitare particolare interesse nel pubblico, ed alcuni presenti hanno anche esposto la propria esperienza scolastica, richiamando alcuni tratti della figura di don Milani.

In conclusione all’incontro, Adolfo Scotto di Luzio ha esposto le sue idee circa Lettere a una professoressa, dicendo che don Milani ha spesso denigrato il ruolo della professoressa in Italia all’interno dell’opera, ma secondo lui ci sono oggi anche ottime docenti. E così che l’appuntamento si è concluso con un applauso, il cui scopo è stato quello di ringraziare tutte le professoresse, a partire da quelle presenti -tra cui la stessa con cui ha dialogato-, perché ha detto l’autore: «i professori della scuola italiana devono essere fieri di quello che hanno fatto».

Giovanni Lo Schiavo – IVD Liceo classico Tasso Salerno