«La letteratura esiste affinché non si rimanga soli con certe esperienze, con esperienze che non sono comunicabili conversano o in una discussione scientifica, che nella loro universalità e simultaneità trovano espressione soltanto in un racconto, una poesia, un romanzo. La letteratura non è fatta per spiegare qualcosa, ma può e dovrebbe essere usata dalla società per comprendere se stessa. Perché l’immagine che ci creiamo del nostro tempo, del nostro luogo, ha un’influenza su ciò che vogliamo e facciamo. In questo senso considero come la più efficace quella letteratura che descrive il nostro mondo nel modo il più differenziato possibile». Con queste parole il progetto Effetto ciclostile di Salerno Letteratura ha voluto rendere omaggio a Ingo Schulze, autore di La rettitudine degli assassini (Feltrinelli) ed ospite della terza giornata del festival. Nella chiesa dell’Addolorata, lo scrittore tedesco ha aperto il sipario su Norbert Paulini, un libraio antiquario la cui fama, nella Germania dell’Est, si estende ben oltre i confini della sua Dresda. Gli amanti della lettura sanno di poter trovare fra i suoi scaffali sempre nuovi tesori. Dall’autunno 1989, tuttavia, la politica invade gli spazi dell’ozio, i clienti si rarefanno, e in seguito emerge la concorrenza di internet. Paulini resiste, ma intanto un’ombra si allunga sulla sua rettitudine. Cosa può trasformare un umanista in un reazionario o, con una distorsione oggi diffusa del senso del termine, un rivoluzionario? E fino a che punto possiamo credere allo scrittore che ce ne sta raccontando la storia? Un romanzo sull’amore per il libro stampato e sull’irruzione della Storia nella coscienza individuale, in cui la verità sfugge in un continuo slittamento prospettico. «Avevo letto il Leviatano di Joseph Roth e mi ha colpito così tanto da spingermi a scrivere una cosa altrettanto bella – ha spiegato – Per questo ho scelto come protagonista un libraio affinché potessi raccontare l’evolversi della storia del libro negli ultimi settant’anni. Il vero tema è chi ha il diritto di scrivere le storie e la Storia?». Quanto al tema felicità-rivoluzione, Schultze ha precisato che in tedesco la parola glück vuol dire sia felicità che fortuna: «Ed io ho avuto la fortuna di aver vissuto la rivoluzione». L’evento è stato realizzato in collaborazione con Goethe-Institut Neapel.