È una calda sera di giugno, il solstizio d’estate aspetta il suo turno dinanzi la porta e, anche questa volta, Largo Barbuti si trasforma in un vero e proprio teatro a cielo aperto. Gran pienone, pubblico in piedi per Massimo Troisi. Un nome e un cognome che racchiudono tante, forse troppe cose insieme. Ce l’ha raccontato Stefano Veneruso, nipote del comico campano e autore del libro Massimo Troisi. Il mio verbo preferito è evitare, che affiancato dalla giornalista Barbara Cangiano, si è fatto carico di raccontare suo zio tramite aneddoti, parole, immagini e canzoni. Tanti gli episodi narrati da chi gli è stato vicino, uno su tutti, quello in cui si evidenzia la sua capacità di rapportarsi con chiunque gli stesse accanto: sapeva essere genuino e confidenziale e al tempo stesso anche molto serio, eccetto in un caso. Quale? Quando incontrava Diego Armando Maradona. Nel momento in cui Troisi si trovava faccia a faccia con El Pibe de Oro era come se l’orologio si fermasse, anzi, andasse indietro nel tempo e lo facesse tornare bambino, uno scugnizzo scalpitante per avere davanti il giocatore più forte della storia del calcio.

Risate e applausi, un pubblico soddisfatto, conquistato dai racconti che hanno caratterizzato la loro gioventù. Ma non solo, anche i più giovani hanno apprezzato le vicende non di un attore, ma dell’attore e regista più importante del sud Italia, che è stato capace di unire generazioni molto distanti, che per una sera, si sono unite in un unico abbraccio dal sapore comico e al contempo nostalgico.

Giuseppe Fiorillo IV E liceo classico Tasso Salerno