«Ho ucciso il mio amore una sera di dicembre inoltrato, tra le vetrine e i passanti, perché non sapevo come si fa, com’è che si fa ad amare a lungo nel tempo». Con questa frase si è concluso l’incontro con Jonathan Bazzi per presentare Corpi minori, il suo secondo romanzo, il midquel del fortunatissimo libro d’esordio, Febbre (finalista al premio Strega 2020).  Ospite per la seconda volta di Salerno Letteratura, Bazzi, sul palco di Largo Barbuti ha parlato con delicata spudoratezza – incalzato da Monica Trotta e Francesca Salemme –  di una storia d’amore in cui l’omosessualità non è un tema (nè pubblico, né politico) ma semplicemente un dato… Attraverso una prosa frammentata, fatta più che di persone di strade (ad ognuna corrisponde un episodio, un ricordo, uno sguardo: «Siamo geografia del mondo che ci portiamo dentro, che abbiamo visto, vissuto, interpretato») e dettagli che affiorano alla memoria, dandole corpo e materia, Bazzi ha descritto l’educazione sentimentale del protagonista, le sue peripezie per andarsene da Rozzano («Di casa mia per anni mi sono vergognato») per lasciarsi alle spalle la marginalità e appartenere per sempre a Milano, traguardo mitico (ancorché vicino) dove  trovare il suo posto nel mondo e, anche, l’amore.