“Ransmayr è uno scrittore che cammina da solo, su strade impervie, ardue, ma è il miglior compagno di viaggio che possiate immaginare, vale la pena andare dove lui va… e vi porterà alla fine del mondo”.
Queste le parole con cui Melania Mazzucco accoglie Christoph Ransmayr nell’atrio del Duomo di Salerno. “Stare seduti qui è un viaggio nel tempo, in questo meraviglioso cortile pieno di arcate”, afferma Ransmayr, che ci racconta il suo viaggio, quello iniziato a tavola con sua madre mentre osservava nel suo piatto la pasta a forma di lettere. “Allora ho sentito per la prima volta di poter racchiudere nelle parole qualsiasi cosa, attraverso la parola tutto è possibile, posso portare il mondo sempre con me”. È così che l’autore ci spiega l’immenso potere delle parole.

Ransmayr ama sperimentare altri linguaggi, la sua capacità è quella di piegare le parole alle forme che di volta in volta mutano a seconda della narrazione. Ha sondato nuovi terreni del racconto, come nel suo libro “Non importa dove” in cui racconti e immagini sono complementari.

Il confronto tra i due scrittori ci dimostra come la letteratura significhi condivisione, unione. Melania Mazzucco rivela che Ransmayr è stato la sua guida nel mondo della scrittura. Quando lesse il suo primo romanzo “Il mondo estremo”, pensò che fosse la perfetta elaborazione del romanzo che avrebbe voluto scrivere lei e che poi non avrebbe mai realizzato.
A distanza di anni, a Salerno Letteratura, i due si confrontano alla pari e dal loro stimolante dibattito emerge la forte passione che li accomuna per la scrittura. I due ci ricordano quanto valga la pena leggere per vivere altre mille vite oltre la propria.

Sara D’Urso III H, Liceo Tasso