Jhumpa Lahiri, premio Pulitzer per la narrativa, è stata protagonista di un partecipato incontro al Duomo, nell’ambito della nona edizione di Salerno Letteratura. In compagnia di uno dei tre direttori artistici, Paolo Di Paolo, ha aperto al pubblico le porte del suo Il quaderno di Nerina (Guanda). «Credo che sia il libro più giocoso e serio che abbia scritto», ha detto l’autrice. Del resto, come ha ricordato Di Paolo citando Tabucchi, è la letteratura ad essere un gioco serio. Entrando per la prima volta nella sua casa romana l’autrice fa spostare un’antica scrivania. Dai cassetti saltano fuori alcuni oggetti dimenticati dai vecchi proprietari. Tra cui dei quaderni. Su uno, verde, un nome scritto a mano: Nerina. Parte da questo ritrovamento la ricerca in versi di una donna che è l’alter ego dell’autrice. «Sono molto legata a questo libro – ha raccontato Lahiri – perché unisce tutte le mie identità. Riesce a unire il mio passato e il mio presente che va avanti, le città che ho attraversato, il mio approdo alla lingua italiana. L’identità, al singolare, non mi riguarda».