Salerno letteratura, per la sezione di attualità del 17 giugno, all’interno della chiesa dell’Addolorata, presenta Lucrezia Ercoli autrice di “Lo spettacolo del male” in compagnia professore Gennaro Carillo, condirettore artistico del festival. Il libro presenta come virtù la chiarezza, considerata da “la cortesia dei filosofi”. Partiamo dal quarto libro della “Repubblica” di Platone, portato come esempio dall’autrice, su come sia divisa la psiche in una parte razionale e due irrazionali (desiderio e slancio emotivo), facendo emergere il desiderio umano di vedere scenari forti, per poi chiedersi come mai siamo così attratti dallo spettacolo del male? L’autrice parte prendendo in analisi coloro che sono incuriositi da fenomeni macabri, come il true crime o il dark turism, e di come vediamo questi eventi come intrattenimento digitale connesso alla contemporaneità “brutta e cattiva” mentre certe cose in passato non attraevano. Ercoli qui fa comprendere, tramite autori illustri come Platone e Agostino, che in realtà queste grandi domande fanno parte della storia. Sono quesiti che prevedono tantissime risposte, ma in realtà è più importante l’interrogativo: “perché siamo attratti da questi eventi?”. Carillo pone una domanda servendosi del filosofo inglese Hobbes: come vivremmo in una civiltà priva di inibizioni, facendo riferimento a uno scenario ipotetico in cui diamo libero spazio alla nostra perversione verso il malvagio, verso queste scene cruenti? L’autrice fa notare come questa perversione sia naturale, affermando che la crudeltà è dentro di noi, non possiamo liberarcene. La scrittrice infatti si serve di una serie di esempi narrativi in cui la centralità è proprio il male, in cui il sangue sparso si avvicina al sacro. Il male quindi è qualcosa che ci identifica in quanto umani. Questo processo le nuove generazioni tendono a farlo ugualmente, ma servendosi di materiali più moderni, come i videogiochi, serie tv o film. Dimostrazione pratica di questa affermazione, sono tutte quelle serie tv che ci portano nella vita privata di grandi criminali, affascinando lo spettatore che quasi si sente in colpa nel sostenere la cattiveria del protagonista, il suo essere il contrario di ogni buon ideale. Ma perché siamo attratti da questi true crime? Perché alla fine, spiega Ercoli, commettono delle brutalità che vorremmo commettere noi, anche se non abbiamo il coraggio di farlo.
Andrea Farella V E Liceo classico Tasso Salerno