«La felicità è un’idea comune. Tendiamo alla felicità. La rivoluzione non esiste più e quindi forse anche la felicità rischia di venire meno perché diventa irrealizzabile. Purtroppo viviamo in un’epoca perfettamente conservatrice. L’Occidente tenta di difendere a tutti i costi i suoi privilegiMassimo Cacciari, autore di Paradiso e naufragio (Einaudi) ha letteralmente stregato la platea del Duomo, gremita dei fan di Salerno Letteratura. In compagnia di uno dei due direttori artistici Gennaro Carillo, il filosofo ha raccontato il “suo” Musil, l’uomo erroneamente tradotto come senza qualità, in un contesto che ha visto anche una straordinaria coincidenza. Il 24 giugno del 1922, quindi esattamente un secolo fa, un gruppo di estremisti di destra assassinava Walter Rathenau, ingegnere meccanico, politico e scrittore. «Solo perfidamente – chiarisce Carillo – si può identificare Rathenau nel personaggio di Arnheim di Musil, eppure qualche traccia c’è». L’uomo senza qualità di Robert Musil riflette l’uomo contemporaneo, per cui il mondo di ieri, con le sue illusioni di armonia, di compiutezza, con le sue pretese di esattezza da ricercare in ogni campo, è finito per sempre. Vie di uscita non ve ne sono, vie soltanto, che dovremo costruire mentre si va, si cerca. Del resto Musil scrive: «Non c’è più niente di difficile in letteratura che descrivere un uomo che pensa». Per Cacciari si tratta «di uno dei più grandi capolavori della letteratura europea perché analizza una grande crisi filosofica e scientifica verificatasi tra la fine dell’Ottocento e la prima Guerra mondiale. È una Europa che va verso un suicidio politico, che rappresenta il preambolo della catastrofe e ancora oggi viviamo l’estrema risacca di tutto questo, perché nonostante gli sforzi non siamo riusciti a rinascere.»