Incontro con Enzo Moscato, autore di Archeologia del sangue (Cronopio)
Conduce Gennaro Carillo
Teatrante sommo e filosofo della/dalla scena, Enzo Moscato ci regala un’autobiografia per frammenti circoscrivendola agli anni del suo apprendistato alla vita. Alla vita, dunque al teatro: ché in queste pagine – che sanno essere comiche assai, ma anche tragiche a caso – si ritrovano le premesse, i fondamenti per così dire ontologici di tutto quello che Moscato metterà poi in scena. Sì, perché è dall’infanzia, dal tempo della scuola, dalle primissime ferite, che maturano in lui un’istanza di fuga, di eccezione, un’irrequietezza da topo di saittella, una refrattarietà a schemi e classificazioni, una curiosità incontenibile che lo porterà a fare esperienza del mondo. A partire da una città/compendio del mondo come Napoli, della quale Moscato, che se n’è nutrito avidamente, sa restituire il coro, le voci, la naturale propensione al mito, al cunto (Archeologia del sangue è anche un Cunto de li cunti proseguito con altri mezzi) e alla divinazione.