Un assolo di Sara Bertelà.
Introduce Gennaro Carillo.
Ettore Sottsass non fu solo un sommo architetto ma anche uno scrittore felice. Ci ha offerto, quasi senza volerlo, senza applicarsi (come gli rimproveravano le maestre alle elementari), pagine di grande ironia e stralunata bellezza; talvolta, invece, dolenti. Mai sconfinanti nel tragicismo, però, il vizio ontologico del genus italicum e di troppe patrie lettere. Sara Bertelà ci rivela anche quanto Sottsass possa essere un autore non teatrale ma teatrabile, dicibile, grazie a una capacità quasi unica di mimare il parlato, di restituire nella scrittura il passo malcerto della conversazione e della vita.