Incontro con Carlo Galli, autore di Platone: la necessità della politica (il Mulino)
Conduce Gennaro Carillo
La Repubblica non è un dialogo filosofico qualsiasi. È il testo che fonda la politica occidentale. E, oltre a fondarla, ne delinea l’orizzonte. Si può essere platonici o antiplatonici – questa la tesi di Galli – ma non si può in alcun modo prescindere Platone, se si vuole davvero pensare la politica. La Repubblica è il progetto di costituzione, dalle fondamenta e nel discorso, di una polis giusta. Perché questo disegno si realizzi, è necessario che filosofia e potenza politica – da sempre scisse nella polis storica – si congiungano. Al filosofo non è più consentito il ‘lusso’ dell’impolitico, il disincanto socratico verso i destini di una comunità irredimibile: la filosofia è chiamata a rispondere dei mali della polis, a cimentarsi con un’impresa difficile ma non impossibile e, in quanto tale, necessaria. Nonostante Platone concepisca la politica come scienza, come un sapere che coglie l’essere, ontologicamente stabile, l’esito dell’impresa non è affatto «garantito». Perché se il sapere è illuminato dall’oggetto conoscitivo supremo, l’idea del Bene, il suo oggetto – il vivere insieme – è invece impuro e contingente, presupponendo una catabasi, la discesa del filosofo agli inferi, in quei bassifondi della prassi in cui regnano le passioni, in primo luogo la pleonexia (l’istinto di prevaricazione), descritte vividamente dal realismo sofistico