Incontro con Fernanda Alfieri, autrice di Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma (Einaudi)
Conduce Alessia Amante
La ricerca – quella storica non fa eccezione – può giovarsi del caso fortuito, dei doni di un destino propizio o di errori felici. E allora la storia può cambiare. È proprio quanto accaduto a Fernanda Alfieri. È a Roma, in una giornata di tempesta, all’archivio dei Gesuiti, per fare ricerche sull’autore di un trattato di precettistica in materia di intimità coniugale (in cui peraltro se ne leggono di cotte e di crude…), e s’imbatte in un brogliaccio che reca nel titolo a penna, oltre al nome (in prima battuta sbagliato) di una donna, anche le parole esorcisazione e ossessa. E una data: 1834-1835. Nasce, anzi rinasce, così – meravigliosamente scritta da Fernanda Alfieri – la storia di Veronica Hamerani, della sua possessione diabolica e del suo esorcismo. Storia esemplare, perché racconta dell’ossessione maschile, e in particolare ecclesiastica, per il corpo delle donne. Perché testimonia una volontà di sapere che sconfina nella pulsione scopica. Perché la vicenda si svolge in un perimetro limitatissimo, tra due soglie simbolicamente rilevanti, come Campo de’ Fiori – dove bruciò Giordano Bruno, il martire della libertas inquirendi dei moderni – e il Ghetto.