Incontro con Ivano Dionigi, autore di Benedetta parola. La rivincita del tempo (il Mulino).
Conduce Gennaro Carillo.
C’è passione politica in questo libro. Fin dal punto di partenza, la scissione tra verba e res, tra le parole e le cose. Il linguaggio ha smarrito il proprio referente reale. Non si è mai parlato tanto dicendo così poco: loquaces muti sumus (Agostino). Il chiacchiericcio, il Gerede di cui scrive Heidegger, dissimula il vuoto. Si usano parole ignorandone o travisandone o peggio ancora rovesciandone il significato, come accadde a Corcira durante la guerra civile descritta da Tucidide. Sintomatico il destino del lemma umanesimo. Il discorso pubblico ne sbandiera il nuovo avvento. Eppure, quando si tratta di far seguire alle parole i fatti, le retoriche dell’efficienza tecnica s’impongono e i buoni propositi cedono alla tirannia del presente, dell’immediato, del contingente. E il legame con il tempo, quel continuum che costituiva la cifra autentica dell’Umanesimo – storicamente inteso – si spezza.