Incontro con Monica Ojeda, autrice di Nefando (Alessandro Polidoro Editore).
Conduce Matteo Palumbo.
Sei giovani condividono un appartamento a Barcellona e creano Nefando, o viaggio verso le viscere di una stanza, un videogioco di culto subito eliminato dalla rete per via del contenuto sensibile. Ma cosa era davvero? Un gioco dell’orrore per nerd o un esercizio poetico? «Ci sono due modi di affrontare la nostra umanità: scavando il cielo o scavando la terra. Nuvole o vermi. Celeste o nero. Di norma tutti scaviamo il cielo perché solo i pazzi guardano in basso e si mettono a raspare. A quanto pare desideriamo l’immensità, non la nostra ma quella che va oltre noi, il che è sempre ben lontano dalla pelle e dalle ossa; molto distante dalla polvere a cui ritorneremo e con cui concimeremo il prato».