Incontro con Navid Carucci, autore di La luce di Akbar (La Lepre)
Conduce Paolo Di Paolo
Seconda metà del ’500: mentre nella non illuminata Europa si fanno sentire le spire della Controriforma, a seimila chilometri da Roma si consolida lo splendore di un impero tollerante e aperto, dove si incrociano fedi e culture diverse. È l’Impero Moghul, che con perizia di miniaturista Navid Carucci – nato a Roma da madre iraniana – evoca nel suo romanzo d’esordio, La luce di Akbar (La Lepre). Franco Cardini, nell’introduzione, scrive che quando riusciremo «a riappropriarci di quest’immensa cultura, allora il brigantaggio perpetrato dalla Modernità colonialista sarà battuto». Ogni pagina è una sorpresa: siamo trascinati fra sottilissime dispute teologiche e raffinate dolcezze del vivere, marce militari e città incantate che quasi stordiscono. Carucci racconta i padri e i figli di un Impero, interrogandosi sulle eredità materiali che una generazione lascia alla successiva. E soprattutto, su quelle immateriali.