Diceva Franz Kafka che Ulisse era una volpe talmente scaltra che neppure la dea del destino riusciva a penetrare nel suo animo. Ma non è la metis, l’astuzia della sua ragione, su cui si è concentrata l’analisi di Eva Cantarella, ospite della terza giornata di Salerno Letteratura. Introdotta da uno dei direttori artistici, Gennaro Carillo, nell’affolatissima chiesa di San Benedetto, l’accademica italiana tra le più note per la sua passione per il mondo antico, ha voluto raccontare “Ulisse a modo mio”, ricordando di quando, nel 2013, il compianto fondatore del festival Francesco Durante, le chiese di reinterpretare Ovidio. Ma chi è Ulisse/Odisseo che attraverso il suo nostos verso Itaca ha attraversato la storia e la letteratura, diventando protagonista di tutte le epoche? «È l’uomo che meglio rappresenta la nascita dell’etica della responsabilità – racconta Cantarella – Di figure come lui c’è sempre stato bisogno e oggi più che mai. I greci sono eterni e il mito essendo fuori dal tempo può essere recuperato alla luce del presente e aspettare il futuro». In questo senso «Ulisse è per certi versi il paradigma della storia di tutti noi, perché rappresenta il momento di passaggio da quando il genere umano non era ancora cosciente di essere soggetto attivo e autodeterminante, ma riteneva di essere mosso dalla divinità». Ulisse è la consapevolezza. Soprattutto della responsabilità che, astuzia a parte, deve accompagnare le nostre azioni.