Salerno letteratura ospita alla chiesa dell’Addolorata il filosofo Maurizio Ferraris, professore ordinario di filosofia teoretica e autore di “Imparare a vivere”; incontro condotto dal condirettore artistico del festival Gennaro Carillo. Il libro presenta fin da subito un titolo pesante; l’incipit è la “caduta” intesa nel senso letterario, che causa una frattura. Questa caduta mette il filosofo davanti a una domanda, “che cosa significa vivere?”, Il vivere per l’autore è qualcosa che sta a metà tra il nutrire il corpo e il nutrirci da un punto di vista intellettuale. Su quest’ultimo punto ci si chiede se gli studi umanistici ci possono insegnare a vivere. L’autore da un lato risponde che non si può imparare a vivere, proprio perché stiamo vivendo, d’altro canto però, non tutti sanno vivere. La vita è un qualcosa che tutti fanno, però il senso di questa è proprio imparare a vivere. Il libro di Ferraris viene definito a livello strutturale ben diverso da un libro di filosofia perché non si rispecchia in tale etichetta. L’autore, infatti, decide di inserire tanta letteratura, vista come forma di espressione volta a modificare chi si accosta alla lettura. Il filosofo afferma che quando le persone vogliono insegnare a vivere, paradossalmente tendono a dire le prime cose che passano per la testa e le cose più stupide. Passa poi in rassegna la differenza tra vivere e sopravvivere, passando per la concezione dell’imperturbabilità stoica e di Montaigne, che per imparare a vivere insegnano a morire, analizzando così la paura umana della morte, di cui si parla in primo luogo trovando consolazione nella teoria della risurrezione, tratta per arrivare poi alla noia. E rispondendo a Carillo sulla sua idea di tecnologia,dice che imparare a vivere prima di tutto significa imparare a stare in piedi, con tutte le abilità di base, a seguire, l’umano per lui diventa umano solo quando inizia a disporre di tecnologie, prima è solo un animale imperfetto.
Andrea Farella VE Liceo Tasso Salerno